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di Biagio Verdicchio

Eccolo abbracciare e stringere a se, l’ambito trofeo. E’ il terzo consecutivo, e oramai  per lui  sembrano davvero tutti uguali. Eccolo, sottobraccio la bellissima Shakira, quella del Waka Waka Sudafricano, lasciarsi fotografare compiaciuto. Lui è Lionel Messi, per la terza volta Pallone d’oro. Semplicemente il più grande. Gli aggettivi oramai non bastano; le definizioni si sprecano. Resta, martelllante e subdola solo una domanda: ma è davvero il più grande? Nel calcio moderno, quello dei miliardi degli sponsor e dello spezzatino televisivo, quello degli stadi semivuoti e  delle partite ogni tre giorni, per una media di settanta,ottanta l’anno (nazionale inclusa), quello dei ritiri assolati a Dubai, e delle amichevoli “imposte” nei luoghi più sperduti del globo, la risposta è sì, Lionel Messi è il più bravo. Ma … se poi penso a Diego (e qui il cognome puoi anche non pronunciarlo, come per De Filippo, perchè dire Eduardo basta a identificarlo come “il teatro “) potrei divertirmi, come vedo in giro sulla rete, o leggo sui quotidiani, a dire che Maradona giocava con degli “gregari”, mentre Messi invece con la squadra più forte della storia. Potrei sostenere che Diego ha vinto in Sud America e in Europa in formazioni assai discutibili, mentre Messi è figlio della “cantera” del Barcellona dei record, un progetto vincente si,ma assai poco romantico. Potrei metterla sul facile: Diego ha vinto un Mondiale praticamente da solo, giocando con Dezotti e Barbas, panchinari di Cremonese e Lecce, mentre Messi in maglia albiceleste sembra  intristirsi. Potrei continuare, ma stavolta mi faccio portavoce del pensiero di uno scrittore, Maurizio De Giovanni che nelle sue “Storie azzurre” (Juve-Napoli 1-3. La presa di Torino – Ti racconto il dieci maggio – Miracolo a Torino. Juve Napoli 2-3), vi aggiunge “La lunga storia del gol più bello del mondo”. Un racconto inedito dedicato al “mitico” gol di Maradona ai Mondiali di Calcio dell’86 in veste di presentazione di Diego: “Lui faceva così: in qualsiasi parte del campo, lo trovavi più vicino degli altri, come se avesse già visto la partita e se la ricordasse a memoria, come se la palla gli avesse parlato, senti un po’, allora mettiamoci d’accordo: io rimbalzerò due volte, la seconda volta un po’ storta perché c’è una zolla, e cadrò esattamente là; fammi trovare il tuo piede sinistro, e io ci sarò”. La palla. provate a chiedere  a lei, chi è il più forte. Facile fare i sofisti, facile declamre, decantare questa o quella prodezza. Facile accostare video e immagini  per poi alzare le mani e dire: “beh ma erano altri tempi!”. Diego col pallone creava, Messi esegue. E non servono vocabolari per capire quanta differenza passa fra i due termini. Il pallone era per Diego la ragione di una vita, come l’acqua per l’assesato nel più torrido dei deserti. E se quel bene manca fai di tutto per averlo, per cui un qualsiasi oggetto di forma sferica diventa vita. Come la pallina di ping pong il giorno della sua presentazione al San Paolo. Ciò che gli rimbalza davanti torna ad essere la sua ragione di vita, è più forte di lui. La palla, suo centro di gravità, punto massimo di perfezione. Il pallone con Diego è assoluto protagonista. Ciò che per un qualsiasi calciatore (Messi incluso) è uno strumento, fin dai primi calci in allenamento, con Diego no, con Diego è rapporto, morboso, travolgente,  focoso, trascendentale. Un rimbalzo,un tocco,un lancio,un controllo, pochi istanti prima di un match raprresentavano per Diego l’inizio di una danza  amorosa che poi sarebbe durata in campo per novanta minuti. Fotografia di un amplesso che non vieteremmo a nessun minore. Basta guardarlo poco prima delle partite in numerosi filmati su you tube. Basta  rivedere cosa fa prima del fischio d’inizio dei Mondiali di Italia ’90. A San Siro la sua Argentina detentrice del titolo è di scena contro il Camerun. Diego sfiora la palla, è in trance, parte la danza. Anche l’arbitro sembra alzare le mani e aspettare per fischiare. No questo Messi non lo fa,non lo sa fare… E allora ripeto: chiedetelo alla palla, chi è il più forte…

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