Maria Puteolana
Secondo la tradizione Maria Puteolana era una coraggiosa guerriera vissuta a Pozzuoli nelXIV secolo, quando la città era dominata dagli Angioini ed era costretta a difendersi dagliAragonesi e dai pirati. Pare che Maria Puteolana perse la vita per difendere Pozzuoli da un attacco dei pirati.
È descritta come una donna di morigerati costumi, astemia e parca nel cibo e nelle parole. Maria Puteolana venne in seguito anche chiamata Maria la pazza. Oggi una strada di Pozzuoli è intitolata a questa donna.
23 Novembre 1343, Francesco Petrarca descriveva all’amico
Colonna una figura androgina, Maria, meravigliosa donna di Pozzuoli,
che incarna, nei suoi tratti, il perfetto esemplare di virgo militans:
un’immagine femminile forte nel corpo e nell’anima, dal temperamento mascolino,rigorosamente vergine, che indossa l’armatura come suo abito preferenziale,riposa le sue membra sullo scudo, come fosse un letto, reca in volto non i segni lascivi di amorosi baci, ma quelli di ferite conseguite in battaglia; una donna che,valorosamente, disprezza la morte, e sopporta, con incredibile pazienza, la fame,la sete, il freddo e il caldo: «Io l’avevo incontrata anni prima» – conclude Petrarca – «ancora fanciulla ma oggi, quando si è fatta innanzi e mi ha salutato,bardata da guerra e al comando di un manipolo di soldati, ne sono rimasto sbalordito. Poi sotto quell’elmo ho riconosciuto la sua femminilità».
Assomigliare
Maria Puteolana è una figura semileggendaria della storia di Pozzuoli. Secondo la tradizione, si trattava di una coraggiosa guerriera vissuta a Pozzuoli nel XIV secolo,quando la città, dominata dagli Angioini, era costretta a difendersi dagli Aragonesi e dai pirati. Pare che ella perse la vita per difendere la città da un attacco dei pirati. J.
Ravisius, De memorabilibus et claris mulieribus: aliquot diversorum scriptorum opera,
Simon de Colines, Paris, 1521, pp. 196-197; V. Sigonio, La difesa per le donne, a cura di F.
Marri, Commissione per i testi di lingua, Bologna, 1978, p. 50; R. Di Bonito, Pozzuoli:
uomini e vicende tra Medioevo ed Età Moderna, Gallina, Napoli 2002.
Sulla figura della “donna-virago”, G. Arrigoni, Camilla Amazzone e Sacerdotessa di
Diana, Cisalpino-Goliardica, Milano, 1982; U. Mattioli, Asthéneia e Andréia. Aspetti della
femminilità nella letteratura classica, biblica e cristiana antica, Bulzoni, Roma, 1983; C.Mazzucco, “E fui fatta maschio”. La donna nel cristianesimo primitivo, Le Lettere, Firenze,
1989; R.A. Pettinelli, Figure femminili nella tradizione cavalleresca tra Quattro e
Cinquecento, in «Italianistica», XXI, n. 2-3, maggio/dicembre 1992, pp. 727-738; L.S.
Robinson, Monstrous Regiment: The Lady Knight in Sixteenth-Century epic, New York 1985;
§ «Virgo et virago»: le donne e l’istruzione superiore, in M.L. King, Le donne nel
Rinascimento, Laterza, Roma-Bari, 1991, pp. 183-277.
5 F. Petrarca, Lettera a Francesco Colonna (23-novembre-1343). Il corsivo è mio.Carmela Cristofaro – Principesse rinascimentali e arte della guerra
a se stesse e al contempo apparire diverse: è l’ambigua condizione che
connota l’essere al mondo di alcune donne, quando la società o la
religione impongono loro che «per vivere secondo le proprie scelte e i
propri desideri, occorre avere potere»,
potere maschile. Così le antiche
guerriere, nella vita come nella letteratura, celarono i loro corpi dietro
una corazza,
lasciando intravedere la loro femminilità solo per pochi
attimi – per la caduta di un elmo,
o per lo sciogliersi improvviso dei
capelli, o per un moto di pietà, che è tratto tipicamente muliebre, –
senza svelarla mai completamente, se non – come accade alla Clorinda
tassiana – nell’esito drammatico della morte, quando il ‘bel sen’ e il
corpo di donna, avvolti da una veste leggera, si fanno vivi, «empiendosi
d’un caldo fiume» di sangue (T. Tasso, Gerusalemme Liberata, XII, 64).
Maria Puteolana, della città di Puzzoli, città di Campagna, di virtù bellica fu molto ornata; ella era molto assuefattaalle fatiche insino dalla sua giovanezza, si astenneva dal vino, mangiava poco, sprezzava rocche, lino, fusi, lana e altre cosedonnesche, si delettava molto d’archi, de dardi, d’armi, di rotelle, d’elmi, di celate e de cose tali; assai volte vegghiava lenotti intiere né dormiva mai se non sforzata dal sonno, e questo al scoperto e in terra, appoggiando il capo sul scudo invezze di capezzale, e stava fra armati; il che quantunque dimostri segno [92v] di poca onestà, nondimeno ella non ebbe mai a cuore altra cosa maggiore che lo studio della verginità, nella quale ella perseverò insino alla morte sprezzando l’ornamentodel corpo; per le qual cose ella divenne bellicosissima: il Casseneo parte 2 considerazione.
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