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10751649_603149533128314_225621495_n  “Scrivere questo libro di ricordi e memorie su mio fratello Massimo Troisi, presentarlo tra la gente e rendermi conto che il suo mito è sempre più vivo, sia tra i fans che sono cresciuti con le sue gag, sia per chi è venuto dopo, come i ragazzi che incontro nelle scuole, che non erano ancora nati quando è scomparso, è come circondarlo di un forte abbraccio collettivo, per riportarlo tra di noi, in mezzo al calore e tra i colori della vita”. Così Rosaria Troisi, commossa, ha voluto definire la sua esperienza di autrice di un libro sul fratello, “Oltre il respiro. Massimo Troisi, mio fratello”, edito da Iacobelli. Solo a vent’anni dalla scomparsa del compianto artista, la sorella si è decisa ad aprire lo scrigno dei ricordi, riuscendo a superare per la prima volta la riservatezza con cui notoriamente la famiglia ne aveva custodito la memoria. Con questo lavoro Rosaria intende restituire al pubblico, attraverso i racconti sull’infanzia e sulla famiglia, la figura di Troisi che ogni fan aveva in qualche misura introiettato nella sua coscienza.  “Oltre il respiro” è un prezioso  volume ricco di foto, aneddoti e ricordi di vita, in cui emergono le figure che hanno plasmato la sensibilità dell’attore napoletano, insieme ai personaggi e ai contesti che hanno ispirato la sua arte. Un libro delicato, pudico, umile, come sarebbe piaciuto a Massimo. Non un libro romanzato o un’esaltazione smodata o il tentativo di calcare il desiderio collettivo di creare miti, piuttosto un album di famiglia, che illumina l’uomo – prima ancora che l’attore e il regista – di luce poetica. Un testo sincero, come lo era Massimo Troisi, che emerge per quello che era, una persona semplice, riservata, parca nei modi, sensibile e generosa. E si avverte, tra le pagine, che il fine senso dell’umorismo, la delicata dolcezza, il rispetto e l’umanità sono caratteristiche del DNA della famiglia. Ma dal libro emerge anche la forza di un uomo che ha affrontato gli ostacoli della vita con determinazione, sfidando con coraggio la sua malattia e il suo destino. Dai primi passi nei palcoscenici della parrocchia alla Smorfia e all’approdo in Tv, fino alla fine della sua gloriosa carriera cinematografica, l’arte di Troisi è stata sorretta da una profonda sensibilità sociale che, abbattendo gli stereotipi sulla meridionalità, lo ha reso beniamino di tutto il Paese. Il volume è corredato anche da una cartella contenente 10 incisioni tratte da foto di scena, appositamente realizzate dal disegnatore Rancho. Piccola, gentile, fine, semplice, umana, disponibile, dolcissima, la sorella a tratti ricorda Massimo in certi guizzi del sorriso, certe pieghe con cui pronuncia le parole. L’ho presentata in due belle serate che con il Circolo Endas Associnema della Penisola sorrentina, diretto dal Prof. Antono Volpe e presieduto dalla dottoressa Adele Paturzo, abbiamo organizzato per il libro, in omaggio al ventennale della prematura scomparsa di Troisi,  la prima al Camera e Cucina di Sorrento, il 10 luglio 2014, la seconda all’Associazione 10733669_603149526461648_458482914_nAVE (Arte Vita Energia) di Pompei, presieduta dalla poetessa e pittrice Nunzia Del Gaudio, autrice anche del testo teatrale “O primm’Ammore”, il 17 ottobre. Nell’intervistare Rosaria, assieme alla giornalista Caterina Vesta, mi ha colpito la sua ferrea volontà di diffondere l’eredità morale del fratello, quasi sia diventata una sua missione di vita, a vent’anni dalla tragica fine, condividere con il suo pubblico un ricordo lucido e commovente di Massimo: “E’ giunto il momento di farlo, perché il suo ricordo, il suo messaggio, la sua luce siano di guida e sostegno alle nuove generazioni. Attraverso il libro, ho inteso creare un ponte d’amore tra la famiglia e gli innumerevoli fans di Massimo di ogni età, per avvicinarci a lui in un grande abbraccio e trattenerlo qui con noi. Il tempo che passa ti mette in una condizione emotiva di libertà perché sgombra il campo dal peso e dalla fatica del ricordo. A distanza di vent’anni dalla morte di mio fratello, ho sentito che era giunto il momento di aprire lo scrigno dei ricordi, perché quello che serbavo nel mio cuore andava condiviso con il mondo, non poteva restare solo mio. Si dice che il tempo è galantuomo, ma al tempo stesso è spietato perché cancella tutto. In questo libro c’è il mio vissuto, la mia storia, e tutto un mondo che porto dentro e che non voglio vada perduto. Mi sono capitate delle cose straordinarie e vorrei che non andassero disperse, ma restassero vive per le nuove generazioni. Volevo lasciare qualcosa che potesse testimoniare questa grande avventura e il privilegio di aver avuto in famiglia una persona sorprendente e così speciale. Era un sentimento incontrollabile che provavo dentro di me e che doveva trovare una sua espressione. Volevo creare un ponte d’unione tra il divo noto a tutti e l’uomo che ho visto crescere e sbocciare”. Nel libro, come negli incontri col pubblico, Rosaria racconta il fratello “in punta di piedi”, con garbo e delicatezza, quasi pudore, quegli stessi ingredienti di misura, rispetto, umanità che hanno fatto di Massimo Troisi il divo amato da tutto il mondo. “Massimo-continua- era un bambino che ha amato la vita in modo straordinario e che sino alla fine non si è lasciato andare. Lui, che era così esuberante, ha dovuto convivere con una malattia che l’ha colpito nell’adolescenza. Voglio ricordare a tutti quel ragazzo che sino all’ultimo momento ha voluto lavorare anche se sa che la vita gli sta sfuggendo di mano. Un esempio positivo per i giovani, che non l’hanno incontrato, ma lo amano già”. Era il 4 giugno 1994, dodici ore dopo aver finito di girare le riprese de “Il Postino”, quando 10754978_603149529794981_983763024_nMassimo si spegneva, a soli 41 anni, nella casa di sua sorella Annamaria, a Ostia, dove era andato per riprendersi dalle fatiche di un set che non avrebbe dovuto affrontare per le sue precarie condizioni fisiche.  Sapeva di doversi sottoporre ad un delicatissimo intervento cardiaco, ma voleva farlo dopo, perché quel film – diceva – “voglio farlo con il mio cuore”. “Appena terminate le riprese de Il Postino- ha ricordato ancora, commossa, Rosaria-  Massimo, stanco e duramente provato dalla malattia che lo avrebbe portato ad una morte prematura la notte stessa, alzò il bicchiere e disse semplicemente: “Ricordatevi di me”. Voleva che restasse una traccia di lui”. E ci è riuscito perfettamente, perché la sua arte lo ha reso immortale. Massimo Troisi, oggi, avrebbe 61 anni. Ma continua ad essere più vivo che mai nel cuore di tutti, comprese le nuove generazioni, come tutti i grandi miti. Brani del significativo racconto di Rosaria sono stati letti a Sorrento da Eleonora Di Maio, direttrice della scuola di musical On Broadway, e a Pompei dall’attrice-giornalista Alessandra Buono. Mattatore in entrambe le occasioni l’attore Giuseppe Gifuni, presidente e direttore artistico dell’Associazione Culturale Angeli e direttore del Piccolo Teatro Massimo Troisi, che ha fondato a Napoli per una promessa fatta allo stesso compianto attore. A lui, l’amico ha dedicato un personalissimo monologo ispirato alle sue frasi più famose. In tutte le presentazioni, un pubblico di ogni età accorre commosso, ognuno con un suo ricordo, una scena o una battuta prediletta, un legame profondo con l’attore icona della moderna napoletanità, “da collocare accanto a Totò ed Eduardo”, ha detto il prof. Volpe.  Come ha dichiarato Lilly Ippoliti, che firma il libro con la Troisi, “Massimo è così amato perchè assurto a simbolo di quello che un napoletano dovrebbe e potrebbe essere “. Ed è proprio quello che noi del Circolo Endas abbiamo voluto far emergere da questi incontri: l’uomo, più che l’osannato artista. Tenero, garbato, pudico, timido, problematico, insicuro, autentico, dallo spessore umano immenso, Massimo è un eroe positivo, che è entrato nel cuore di tutti in punta di piedi, con un linguaggio semplice e immediato, per portare messaggi di solidarietà e denuncia sociale. Il suo testamento artistico e umano è incommensurabile  Ha concluso la presidente dell’AVE, Nunzia Del Gaudio: “Mi è sembrato di ricordare una persona di famiglia e le stesse emozioni le leggevo negli occhi di tutti i partecipanti, nostalgia per Massimo e nel contempo gioia per averlo conosciuto. Grazie di vero cuore a Rosaria  Troisi, tutti noi abbiamo condiviso ogni tuo pensiero, ogni tuo dolore! Il tempo scorre e le persone care che vanno via restano per sempre in noi, vive e speciali”.

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