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Diretta fiume del Tg de La7 (escluso sky tg24 e Rainews, è l’unica rete “generalista” sulla “notizia” come si direbbe in gergo tecnico), sulla manovra finanziaria che il primo ministro Monti sta illustrando ai giornalisti e ai cittadini. Non entriamo nel merito della discussione politica. Non ne abbiamo i poteri e sarà comunque ampiamente dipanata nei prossimi giorni (pàrdon, nelle prossime ore). Per dovere di cronaca è giusto accennare alla serie di interventi  in programma contenuti nel decreto legge (peraltro l’intera manovra è tutta contenuta in un decreto legge).

COSTI DELLA POLITICA – «Ispireremo le nostre dichiarazioni patrimoniali, dichiarando per interi i nostri possedimenti anche in fondi d’investimento, azioni e obbligazioni», ha detto il premier. Via le giunte provinciali e riduzione del numero dei consiglieri regionali. Riduzione del numero dei membri delle 8 authority (da 50 a 28 membri).

LA MANOVRA – «Fiscalità non punitiva per le piccole imprese, ma allargheremo la base imponibile – ha proseguito Monti -. L’estensione dell’imposta bollo anche titoli ed altri prodotti finanziari. E imposta dell’1,5% sui capitali rientrati con lo scudo fiscale». Il tutto orientato alla misura del riequilibrio fiscale per sostenere la crescita economica.

PENSIONI – «A ispirare le misure in ambito previdenziale il criterio di equità intergenerazionale e intragenerazionali, in modo da attenuare o limitare i privilegi», ha detto Elsa Fornero, ministro del Welfare. «La pensione si calcola per tutti con il metodo contributivo per tutti. Ogni euro versato da giovane capitalizza di più e se si va in pensione prima la pensione è più bassa», ha aggiunto il ministro. E ancora: «62 anni per la pensione delle donne, 66 per gli uomini. Non ci sono più finestre né le quote, anticipando così le misure previste dal precedente decreto correttivo». Ci sarà anche un lieve aumento di aliquota contributiva per gli artigiani, per i commercianti. ma saranno estese le tutele sanitarie per le partita Iva, con i congedi sia per gli uomini e le donne. La convergenza invece tra uomini e donne per l’età di vecchiaia a 66 anni (che per gli uomini è prevista fin dal 2012) sarà raggiunta nel 2018. Tuttavia le donne dipendenti del settore privato andranno in pensione di vecchiaia a partire da 63 anni già nel 2012. Si tratta di uno scalino di 3 anni, nel 2011 andavano infatti a 60 anni. Sarà flessibile successivamente come detto, la scelta delle pensioni nel settore privato da un’età minima di 63 anni a 70 per le donne e da 66 a 70 per gli uomini, calibrata su incentivi per chi resta e disincentivi per chi va via prima. Il blocco della rivalutazione rispetto all’inflazione per le pensioni di importo superiore al minimo (467 euro) varrà per il 2012 e il 2013. Per le pensioni tra i 467 e i 935 euro ci sarà una rivalutazione del 50% rispetto all’inflazione. Le minime avranno la perequazione totale. Ma chi ha maturato entro il 31 dicembre i requisiti di età e di anzianità contributiva previsti dalla normativa vigente, prima della data di entrata in vigore della manovra, potrà accedere alla prestazione pensionistica con il vecchio sistema e potrà chiedere all’ente di appartenenza la certificazione di questo diritto.

SVILUPPO – «Intervento fiscale per favorire gli imprenditori che mettono capitale nelle loro aziende, dice il ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera – defiscalizzando l’impatto dell’Irap sugli utili delle aziende». E ancora: «fondo di garanzia di 20-25 miliardi di credito per le piccole e medie imprese – ha aggiunto Passera – . Abbiamo rimesso in moto l’Ice (l’istituto per il commercio estero, ndr.)». Il titolare del dicastero per lo sviluppo economico (con delega anche all’infrastrutture, ai trasporti e all’energia) ha sottolineato l’inaugurazione di una serie di tavoli improntati alla produttività, con incontri con i sindacati e tesi anche a una riformulazione del mercato del lavoro. Inoltre maggiore concorrenza nei trasporti – attraverso la creazione di un’authority di settore – riducendo i controlli della macchina amministrativa anche nella gestione delle imprese».

ALIQUOTA IRPEF – Nessun aumento delle aliquote massime dell’Irpef, come si era ipotizzato in questi giorni, ma aumento dell’addizionale regionale. Lo ha chiarito il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda.

LO STATO E LE BANCHE – La garanzia dello Stato sulle passività delle banche italiane e sulle loro obbligazioni per gli istituti di credito che ne faranno richiesta previo vaglio della Banca d’Italia. Tale garanzia avrà validità per un periodo compreso tra 3 mesi e cinque anni per le passività e a sette anni per le obbligazioni bancarie di nuova emissione. Questa una delle principali novità messe in campo dal governo allo scopo di fronteggiare eventuali difficoltà delle banche tricolori.

LIBERALIZZAZIONI – Via libera anche alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C, quelli a pagamento, che potranno essere venduti anche nelle parafarmacie ma «nell’ambito di un apposito reparto delimitato, rispetto al resto dell’area commerciale, da strutture in grado di garantire l’inaccessibilità ai farmaci da parte del pubblico e del personale non addetto, negli orari sia di apertura al pubblico che di chiusura». «Le condizioni contrattuali e le prassi commerciali adottate dalle imprese di produzione o di distribuzione dei farmaci, che si risolvono in una ingiustificata discriminazione tra farmacie e parafarmacie quanto ai tempi, alle condizioni, alle quantità ed ai prezzi di fornitura, costituiscono – si legge nella bozza di decreto del Consiglio dei ministri – casi di pratica commerciale sleale ai fini dell’applicazione delle vigenti disposizioni in materia».

IMU – Un altro fronte di intervento della manovra è quello relativo all’Imu (l’ex Ici). Dal ritorno dell’Ici e dalle rivalutazioni catastali previsti dalla manovra, arriveranno 10-12 miliardi nessuno dei quali però andrà ai comuni. L’imposta municipale riguarderà anche «l’abitazione principale e le pertinenze della stessa»: l’aliquota ordinaria è dello 0,76%, mentre per l’abitazione principale è ridotta allo 0,4%. E poi altre misure: «Interventi su beni di lusso (barche aerei auto) che affiancano l’Imu andranno a comporre in futuro la tassa Patrimoniale»; «taglio lineare su deduzioni fiscali per famiglie per 22 miliardi o intervento su Iva»; «previsto un ulteriore aumento dell’Iva del 2% per un importo di 16 miliardi», sempre per far fronte alla riforma fiscale nel 2013.

ESENZIONI – Tutte le agevolazioni fiscali e i benefici assistenziali saranno soggetti all’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente, e oltre una certa soglia di reddito non saranno più concessi. Sarà previsto un decreto di natura non regolamentare del presidente del Consiglio dei ministri da emanare previo parere delle commissioni parlamentari competenti entro il 31 maggio 2012 a stabilire la revisione delle modalità di determinazione dell’Isee. A rischio assegni per gli asili nido, esenzioni per la tassa universitaria e altri tipi di regimi agevolati. I risparmi derivanti dalla misura saranno riassegnati al fondo per le politiche sociali per essere destinati a interventi a favore di famiglie numerose, di donne e di giovani.

BOLLI – Un intervento sui patrimoni è previsto invece sicuramente tramite il riaggiustamento dei bolli che si applicano sui conto correnti. Lo ha detto sempre il ministro Giarda.

Hanno destato scalpore, quanto meno dal punto di vista mediatico, alcuni punti della conferenza stampa: il ribadire da parte del premier, di rinunciare allo stipendio da presidente del Consiglio e da ministro dell’economia (su facebook in questi minuti si fa notare che gli resta lo stipendio da senatore a vita …), il tutto fatto con ironia e humor quasi anglosassone (“è scelta personale”), e poi la commozione in diretta del ministro del Welfare Elsa Fornero, che così ha spiegato: ”i vincoli finanziari oggi sono severissimi: nessuna riforma nell’anno della sua introduzione da risparmi. È un meccanismo lungo. E allora abbiamo dovuto, e ci è costato anche psicologicamente, chiedere un sacr…”. Il ministro, visibilmente commossa, non termina la frase che si riferiva al blocco della perequazione delle pensioni e lascia al premier concludere l’intervento. Insomma,non mancano i sacrifici, inevitabili, doverosi, attesi. Forse non la miglior manovra possibile, ma il fiato sul collo dei mercati , e dell’Europa, resta alto. Ora tocca al voto delle aule parlamentari. E le critiche e i mugugni sono già dietro l’angolo. Sullo humor del premier ancora una ultima chicca. Alla giornalista che le chiede se è ancora possibile una sua “discesa in campo”, il premier sospira e poi osserva: “se il percorso intrapreso andrà a buon fine, ne avrò abbastanza”. Proviamo a sorridere con lui, ne abbiamo bisogno …

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