Di sole e d’Azzurro. Quant’è dolce il Napoli europeo …

Di Biagio Verdicchio

A inizio ripresa, con una rimonta appena compiuta, mia madre è in catalessi sul divano. Impreca. Suo obiettivo, il telecronista di Sky ed ex calciatore del Napoli, Massimo Mauro. “Massimo!!!a vuò furnì e portà seccia???”. Per Mauro il Napoli soffre, manca agilità a centrocampo, Hamsik non è illuminato. Eppure Lavezzi e Cavani avevano ribaltato l’iniziale vantaggio di Mata. Gol fortuito quello, e mamma a consolare capitan Cannavaro che “liscia” la palla che l’attaccante dei “Blues” piazza freddamente. “Capita’ susst'” Quel “capitano rialzati!”, ha qualcosa di romantico, di ancestrale, addirittura di musicale. Avrebbe sorpreso, forse, per magia e purezza il poeta americano Whitman, quello di “capitano, o mio capitano”. Mia madre aveva organizzato tutto nei dettagli. Ha atteso il mio rientro dal tribunale (e stamattina tra noi avvocati, non si parlava altro che della sfida) e subito tutti a tavola. Il pranzo di carnevale più frugale e rapido che ricordi. La lasagna napoletana, una tradizione di questi giorni goliardici, saggiata con la fretta di dover immediatamente sparecchiare. Interminabili le ore che ci separano dalla partita. Si improvvisa un altarino laico vicino lo schermo al plasma. Una sciarpa e l’effige di Cavani. Pronti, via e la tensione sale. E restiamo in apnea  fino al 64° minuto, fino a quando Cavani smarca pure Cech e serve a Lavezzi il terzo gol:3 – 1. Il resto è nuovamente attesa: fuori non si percepiscono neppure i nove gradi e il cielo plumbeo sulla Penisola Sorrentina. Di sole e d’azzurro, per restare in clima sanremese. Napoli siamo noi, per rubare un titolo al compianto Giorgio Bocca. Ne sono state scritte di cose su queste notti Europee, i paragoni si sono sprecati.  Resta un risultato, che entra di diritto nella storia del club. Resta un cammino che nel febbraio del 2005 vedeva il Napoli n serie C ibattere la SPAL 1-0 con gol di Sosa. Era l’anno uno dell’era De Laurentis, quel Napoli si chiamava dopo gli anni bui del fallimento Napoli Soccer, e non riuscì ad agguantare la serie B. Sette lunghi anni da quel freddo febbraio, sette anni che hanno consacrato una squadra ai vertici in Europa, dove spera di raggiungerla anche una città, che affannosamente si sta lasciando alle spalle anni bui di monnezza e difficoltà. Dopo la partita, mentre mamma sorride allo striscione esposto in curva “The cold in the body (o fridd’n’cuoll)”, mi capita sotto agli occhi proprio quel libro di Giorgio Bocca, uno sguardo critico del grande scrittore su una città vista quale specchio di un paese. In quel Napoli siamo noi, rileggo: “Napoli adagiata sul golfo è stupenda, ci si chide se anche questa bellezza non faccia parte della maledizione della città, non non faccia parte del prezzo spaventoso che paga per esistere”. Quel prezzo la squadra di Mazzarri e De Laurentiis, la squadra dei conti in attivo e del gioco spumeggiante lo ha già ampiamente pagato, mettendo sotto i petrol dollari di Abramovich e del suo Chelsea. Aspettiamo che lo paghi pure la città. Solo così sarà più dolce ritrovarsi tra le grandi d’Europa.