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La notizia ribalza in queste ore sui siti dei maggiori quotidiani nazionali. E’ libero il mercantile italiano Rosalia D’Amato, della compagnia armatoriale “Perseveranza navigazione“. E con loro i ventidue uomini di equipaggio, tra cui sei italiani. Sette mesi di estenuanti trattative, dopo di che i pirati somali hanno deciso di rilasciare la nave assaltata il 21 aprile scorso mentre incrociava nell’Oceano Indiano, 320 miglia a sud dell’Oman.Il negoziato, avvolto nel massimo riserbo, ha raggiunto un accordo nei giorni scorsi. Filtrano però ancora pochissimi dettagli di tutta l’operazione. Non si conosce ad esempio l’entità del riscatto pagato. L’Unità di Crisi della Farnesina non si sbilancia: “E’ una notizia che non possiamo confermare ma neanche smentire”. Tanta cautela, suggeriscono gli esperti che seguono il caso da mesi, è comprensibile: “Probabilmente la nave ha potuto avviare i motori e si sta allontanando dalla zona dove era tenuta sotto sequestro”, spiegano. “Per garantire la piena liberazione deve prima raggiungere un’area sicura ed essere affiancata dalle unità militari che incrociano nella zona”(fonte La repubblica.it). In mani somale resta ancora la “Savina Caylyn“, anch’essa della compagnia D’Amato, con 43 uomini d’equipaggio tra cui 11 italiani (il carottese Gianmaria Cesaro). Le trattattive sono però da tempo interrotte. Ci sono problemi legati all’entità del riscatto: i pirati somali erano scesi da 22 milioni a 14 milioni di dollari. Ma davanti ad una nuova offerta di 7 hanno deciso di chiudere i contatti. Per timore di un blitz da parte delle nostre unità militari hanno deciso di trasferire a terra tre degli undici italiani prigionieri a bordo.

Biagio Verdicchio

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