Nella serata tributo alle canzoni italiane più amate nel mondo, la terza serata del festival ha davvero – finalmente – molto a che fare con la musica. Sul palco si alternano una carrellata di personaggi che hanno fatto la storia della musica mondiale. Da Patti Smith a Brian May, da Josè Feliciano a Noa, dal premio Oscar Goran Bregovic a Al Jarreau. Inutile nascondere l’emozione per alcune delle interpretazioni presentate sul palcoscenico dell’Ariston. Arisa e Josè Feliciano intonano un vibrante “Che sarà“, il brano di Jimmy Fontana che proprio il cantante e chitarristo portoricano, 50 anni di carriera quest’anno, portò al successo a Sanremo nel 1971 in “abbinata” con i Ricchi e Pover. Brian May chitarrista dei Queen infiamma la platea con assoli da paura. Con Irene Fornaciari “We will rock you”, scritta proprio da Brian May, scatena un’ovazione. Intensa e confusa la prova del duo Bertè-D’Alessio. Intensa perchè il brano scelto era quell’“Almeno tu nell’universo”, scritta da Bruno Lauzi per la sorella, l’indimenticata Mia Martini. Confusa, perchè al di là dell’emozione della Bertè, Gigi D’Alessio col brano ci “azzeccava” poco, troppo poco. Per loro però era più importante la sfida per i ripescaggi. Gigi D’Alessio-Loredana Bertè con “Respirare” e Pierdavide Carone-Lucio Dalla con “Nanì” sono infatti le due coppie riammesse in gara grazie al televoto. Strepitosa l’interpretazione di Noa, che con Eugenio Finardi e i Solis String Quartet portano in scena una vibrante Torna a Surriento (composta da Ernesto e Giambattista De Curtis nel 1902). L’amore per Napoli, e la musica napolatana di Noa è assai nota. Subito dopo l’interprete mediterranea accenna a quel “Smile, without a reason why”, versi della colonna sonora di La VIta è Bella. Il sorriso che quella canzone ti strappa sempre, ancora di più se affiodata ad un trio d’eccezione: Gianni Morandi da una parte, Eugenio Finardi dalla gran barba bianca dall’altra e al centro Noa. Sorriso che buca il teleschermo e alza il pubblico dalle poltrone. La scena e la simbolica vittoria finale in questa serata, spetta però alla sacerdotessa della new wave che con la sua voce, dolente e febbrile, ha segnato la storia del rock mondiale. E ha ancora tanta “energia positiva” da regalare ai fan. Anche ieri sera a Sanremo. Patti Smith, sacerdotessa “maudit” del rock, insieme ai Marlene Kuntz ha interpretato a modo suo la fantastica “Impressioni di settembre” della PFM, poi tutti in piedi quando si lascia andare alla “sua” Because the night, scritta insieme ad un altro mito, Bruce Springsteen. Una vittoria meritata, che non basta ai Marlene Kuntz per andare avanti nella gara festivaliera. In una serata di emozioni così forti sembra passare in secondo piano il tormentone ascolti. La prima parte della terza serata del festival di Sanremo è stata seguita da 12 milioni 770mila spettatori, share del 45,63 per cento. La seconda parte ha ottenuto 6 milioni 533 mila con il 57.16%. Meno dell’anno scorso. Ma in quello stesso giovedì di un anno fa, nella serata allora dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia, c’era Roberto Benigni a decantare l’Inno di Mameli. Non avrebbe sfigurato neppure ieri tra altri mostri sacri delle sette note.
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