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48 ore di pura adrenalina, 48 ore in cui si viene catapultati in una dimensione altra, giorni in cui migliaia di occhi estranei guardano tutti al medesimo obiettivo, nei quali ogni minuto è decisivo, ogni mente è fondamentale, ogni passo fatale, giorni in cui la squadra diventa famiglia. La differenza tra il dí e la notte s’annulla, in un eclissi tra sole e luna decine e decine di anime lavorano all’unisono. Dal 2008 gli Sfaccimmielli partecipano alla storica caccia al tesoro di Sorrento che ogni anno, dal 1984, ha luogo nelle giornate del 25, 26 e 27 dicembre; in occasione del trentennale, l’associazione culturale NEMESI, organizzatrice dell’evento, si è di nuovo superata. Come affermato da alcuni membri del comitato, sarebbe riduttivo diluire l’esperienza ad una semplice sfida: negli ultimi anni, più che mai, la caccia si tramuta in un’occasione per riflettere sulla metamorfosi paesaggistica della Penisola le cui ripercussioni ricadono in ogni suo aspetto culturale e sociale. Per quanto il cambiamento sia necessario ed irrefrenabile, vi è un solo dogma in grado di resistere alle barriere del tempo, le tradizioni. Salvaguardarle e tutelarle non è sintomo di staticità, ma significa riaffermare ogni giorno la nostra identità e per farlo non esiste strumento migliore della conoscenza di quella Sorrento (e non solo) che fu, di quella città che faceva da sfondo alle storie dei nostri nonni. La squadra Sfaccimmielli nasce nel novembre del 2008 da Gianluca Rotoli ed altri amici che, alle prime armi, vollero buttarsi in quest’esperienza. I giovani erano ancora inconsapevoli che quell’ “azzardata” decisione avrebbe ricevuto così tanti consensi, tanto da dar vita, soprattutto grazie all’aiuto della parrocchia di Marano, ad una delle squadre ufficiali che sino ad oggi, anno dopo anno, con costanza e dedizione, partecipa alla caccia. Una squadra nata unita ed il cui collante oggi è ancor più saldo: ogni dicembre gli Sfaccimmielli cacciano per Mauro e per quel forziere mai alzato. Un sogno, quello dell’attuale capitano Giuseppe Arpino, che è divenuto una vera e propria missione. Un fratello più di un capitano, colui che è in grado, non solo di coordinare il lavoro organizzativo di un anno, ma anche e soprattutto di essere il fiammifero che accende e mantiene in vita il fervore della squadra. Pronunciare il discorso d’inizio caccia è doveroso, ma spronare così tante persone, far si che mantengano il sorriso e la determinazione anche nel momento più buio è ció che rende un semplice caposquadra un vero e proprio leader perché, come da lui affermato, “più siamo vivi noi, più sono vivi quelli che non ci son con noi”. Una squadra in cui il passato accoglie ed indirizza il presente verso il futuro, dove anche l’ultimo arrivato è posto al pari dei partecipanti storici, in cui le capacità di ognuno sono messe in risalto. A vigere è la coesione di una famiglia che permette quella sana competizione in cui tanto si mettono i propri cavalli di battaglia in campo, quanto s’impara da altre squadre, lasciando da parte la subdola pretenziosità di sapere già tutto. Negli Sfaccimmielli la perseveranza e l’esperienza sono adornate dalla creatività, come testimonia il premio di quest’anno per la miglior sfilata. Il cervello delle menti e le gambe dei rider sono guidati da un unico grande cuore che non smette mai pulsare, proprio come quello di Mauro il cui battito risuona ancora tra le mura della nostra base. Ad un passo dalla vittoria ed in testa per un giorno, gli Sfaccimmielli hanno avuto la certezza che l’autorevolezza di cui godono sia stata compresa dalle altre squadre. “Mancó la fortuna, non il valore”, ma la cresta è e sarà sempre alta perchè il vero tesoro è il solo giocare in questa squadra, con questo gruppo e per questa famiglia.

La caccia non esiste, esistono i cacciatori e per questo Mauro alzerà il forziere, certe notti, magari non troppo lontane.

Miriam De Angelis

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