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di Anna Gentile

Piano di Sorrento – A due mesi dal suo arrivo a Sorrento, il Giudice Ferdinando Imposimato ha accettato l’invito dell’Istituto Comprensivo “Piano di Sorrento”, ritornando nuovamente in Penisola, accolto non solo dalla stampa locale ma anche dalla Troupe della Rai. Dopo l’incontro dibattito “Donna e Legalità”, organizzato il 7 marzo dalla FIDAPA, il Presidente Onorario aggiunto alla Suprema Corte di Cassazione si è confrontato con i tredicenni del Comprensivo retto dalla dott.ssa Maria Rosaria Sagliocco sul tema della Legalità, a partire dalla sua esperienza diretta. Due ore trascorse nel salotto, per così dire, dell’Istituto, alla presenza del D.S., del Sindaco, Prof. Giovanni Ruggiero, della vice preside, prof.ssa Franca Pollio, dell’Assessore alla Pubblica istruzione, dott.ssa Rossella Russo, della rappresentante del Consiglio di istituto, Antonella Arnese. Dopo l’accoglienza da parte dell’orchestra con le note de “La vita è bella”, la padrona di casa, dott.ssa Sagliocco, prima di esporre il progetto Legalità delle classi terze, ha dato il suo benvenuto al magistrato esternando tutta la sua gioia per una presenza così importante nel suo istituto e ha puntualizzato: “Oggi è l’ultimo incontro e chiudiamo davvero in una maniera egregia potendo avere con noi un testimone della nostra storia, della nostra storia recente. Lei è stato amico di Falcone, di Borsellino ha lavorato con loro, per cui lei è testimone di una pagina di storia tra le più brutte che abbiamo vissuto, ma anche quella che ci spinge a credere in un futuro migliore. E non c’è niente della testimonianza diretta e del buon esempio che possa indirizzare meglio il futuro di questi ragazzi”. E’ stata la volta dell’assessore Rossella Russo: “ Grazie di essere qua. Ci sono persone che vanno oltre le parole, oltre tutto quello che forse i docenti hanno insegnato a questi ragazzi tutto l’anno. Averla qua già basta ai ragazzi. C’è stato un silenzio che raramente, quando sono tutti insieme, si avverte perché è bello vedere lo Stato che resiste, lo stato che lotta, lo stato che c’è”. E’ stata la volta del Giudice Imposimato che non è riuscito a celare, di fronte agli studenti la sua commozione: “Per me incontrare i ragazzi è sempre un momento di gioia. Anch’io sono stato un ragazzo come voi, ho frequentato una scuola media con grande difficoltà e preoccupazione per i miei genitori. Ho avuto momenti di sbandamento. Sono nato a Maddaloni, un paese noto, purtroppo, anche per fatti di cronaca nera. C’è stato un momento che non mi piaceva andare a scuola, non mi piaceva studiare. Eravamo all’indomani della seconda guerra mondiale e io dicevo a mio padre che non volevo studiare, ma lui mi ha fatto capire che era importante conoscere, cercare di imparare, sacrificarsi, studiare per affrontare le difficoltà. Ricordo che in prima media fui rimandato in quattro materie:latino, matematica, storia e geografia. Questo ve lo dico, non per vantarmi ma perché questo momento di crisi viene a tutti i ragazzi della vostra età. Cercavo altre strade più semplici, più comode, più vantaggiose. Sbagliavo e sbagliano quelli che cercano strade che portano a facili guadagni e così ho superato con difficoltà, ma anche con gioia la crisi e ho iniziato a studiare e lentamente ho appreso molte cose e ho migliorato me stesso studiando alla scuola media “Luigi Settembrini”. Un rapido excursus al suo vissuto scolastico, dal ginnasio fino ad arrivare alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli. “Non pensavo di fare il giudice”, ha ribadito con forza, “perché pensavo che fare il giudice fosse riservato solo ad una schiera di eletti, appartenenti a famiglie prestigiose, invece io appartenevo ad una modesta famiglia, mio padre era maresciallo dell’esercito. Sono convinto che ciascuno di voi può diventare quello che desidera essere, anche cose che voi pensate siano impossibili, possono diventare possibili. Sappiate avere fiducia in voi stessi, però dovete sapere che dovete studiare, lavorare, perché le cose non vengono con il facile successo. Andando avanti nella mia esperienza volevo andare all’estero a lavorare e avevo mio fratello che lavorava all’estero, però avevo anche uno zio, fratello di mia madre che mi disse di prendermi la laurea in legge altrimenti non mi avrebbe fatto restare lì. Poi son tornato in Italia e, a 22 anni, mi sono laureato in Giurisprudenza, però senza sapere qual era il mio destino. Nella mia fanciullezza sono stato testimone di episodi di una violenza sconvolgente, sono stato testimone di omicidi, a parte l’episodio di Impastato che io conoscevo e nel 1972 ho arrestato Gaetano Badalamenti, che era il capo della mafia, poi si è scoperto che era anche un assassino, lui è stato il mandante anche dell’omicidio di Impastato che dava fastidio semplicemente perché educava alla legalità”. Il discorso si è fatto via via sempre più interessante e coinvolgente, non solo per i riferimenti fatti a don Puglisi, o a personaggi come Totò Riina e Rocco Chinnici,fino ad arrivare all’attentatore di Giovanni Paolo II, ma anche per la vicenda legata all’assassinio dello statista Aldo Moro, che ha attirato la curiosità del giovane pubblico e per le citazioni al mondo classico di Solone, Erodoto, Cicerone. “La strada dell’illegalità”, ha proseguito il magistrato, “non porta mai del bene, ma verso la rovina non solo delle persone ma anche delle loro intere famiglie. L’illegalità è un fatto moralmente spregevole anche dal punto di vista morale”. Immancabile, poi, il pensiero e il ricordo al fratello Franco, ucciso per mano della mafia e ai colleghi Falcone e Borsellino, caduti nell’adempimento del loro lavoro. “Mi son chiesto più volte perché io non abbia fatto la loro stessa morte, ma se sono qui vuol dire che io devo essere testimone delle loro gesta”. Vivace e colorito anche il dibattito fatto con gli alunni, alcuni dei quali hanno posto domande precise, proprio come chi si documenta per non essere fuori luogo. Quesiti che hanno spaziato dall’uccisione di Aldo Moro, alla santificazione di Giovanni Paolo II, al problema del narcotraffico, alla lotta contro la criminalità organizzata, alla passione verso la magistratura, al problema delle carceri. Due ore intense, ma non di certo stancanti o di quelle che gli alunni reputano noiose, vista l’attenzione e la partecipazione ad una tematica che li ha visti protagonisti di un lavoro durato un anno. Parole dense di significato anche quelle che il primo cittadino ha rivolto al Presidente: “Noi questa mattina possiamo conoscere il volto della Giustizia, il volto della normalità. Grazie di essere normale, giudice. Il volto dell’umanità oggi ha il volto di Imposimato!” Di forte impatto emotivo anche le note de “I cento passi” e di “Pensa”che gli alunni della prof.ssa Esposito hanno saputo rendere nel corso dell’incontro. “Dobbiamo ricreare uno Stato pulito nel quale prevalga il valore e non l’ambizione. Vedendo i vostri sguardi motivati e pieni di passione civile”, ha concluso il giudice, “penso che possiamo farcela”.

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