Due personalità estrose ma diametralmente opposte, due scuole di pensiero parallele, eppure Michela Ruberto e Valeria Solimene un punto d’unione lo hanno trovato proprio nell’arte e, nello specifico, nella pittura. Diverse per temperamento, anche se entrambe solari, l’una estroversa, l’altra introversa hanno deciso di allestire una mostra per esporre al pubblico locale, in primis e, ai visitatori della città di Piano, in occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono, le proprie opere,una trentina circa, esposte nella galleria Iaccarino. Oggetto prediletto della professoressa Solimene la raffigurazione dei volti. “Da piccola”, ci riferisce l’artista napoletana, trapiantata in Penisola, “sono sempre stata interessata a questa parte del corpo femminile, ai profili. Era un mio interesse. I volti di donna mi hanno sempre incuriosita”. La rappresentazione del volto, dunque, intesa come mezzo per manifestare i propri sentimenti. Volti enigmatici, come li ha definiti lei stessa, sotto i quali si celano infiniti e imperscrutabili significati. Interessante, poi, la sperimentazione degli effetti di luce e ombra attraverso il parallelismo tra i volti e i fiori. Un’artista che ha esordito con lavori monocromi ma che, successivamente, è andata oltre uscendo dalla “timidezza del colore”. L’accostamento e, se si vuole, il binomio volto-fiore, viene ben reso con i tratti morbidi e con i drappeggi. Zigomi alti, occhi orientali, lineamenti delicati:questi gli ingredienti fondamentali che caratterizzano la ricerca continua di chi prende costantemente spunto dalla realtà e dalla gente comune. Lo stile figurativo dell’artista Solimene, sembra un tentativo di iper realismo e, talvolta anche un po’ simbolico. Un figurato, dunque,che trascende la realtà quasi sfociando nel mondo onirico. Una pittura completamente diversa da quella di Michela Ruberto e infatti, mentre Valeria Solimene parte dal soggetto e resta con la tecnica nel soggetto stesso, la Ruberto, invece, parte dal reale, lo rielabora e lo mette in composizione. Punto di partenza par l’artista di origine molisana, infatti, è un concetto che viene realizzato con l’ausilio della fantasia. E così al cartoncino e alla tempera ha affiancato l’acquerello, ma si è adattata anche ai tempi, seguendo l’evoluzione e le richieste di un pubblico sempre più eterogeneo. Colori caldi e freddi si mescolano nelle sue opere dove i soggetti sono svariati:dai fiori alle nature morte agli oggetti-ricordo dal preciso valore simbolico-affettivo. “L’ispirazione”, ribadisce la pittrice, “mi è offerta dalla realtà, anche se parto sempre da un’idea”. Eppure in questa diversità di soggetti, di colori e di stili, le due artiste hanno dei punti di unione: docenti di arte entrambe, hanno dipinto da sempre, fin da quando erano bambine. Entrambe hanno partecipato a mostre ed entrambe hanno potuto attingere dallo smisurato bagaglio offerto quotidianamente dai propri alunni. Un bel sodalizio, per così dire, questo tra Michela Ruberto e Valeria Solimene che sta alla base non solo di un forte legame di amicizia, ma che ben può testimoniare la volontà e l’impegno di chi vuole mettersi in gioco e in discussione dimostrando che tra gli artisti deve esserci uno scambio di opinione e di collaborazione che possa andare oltre lo sterile pettegolezzo e ogni forma di gelosia.