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Fortunato Celentino

“Fotografare è una maniera di vivere. Ma importante è la vita, non la fotografia. Importante è raccontare. Se si parte dalla fotografia non si arriva in nessun altro posto che alla fotografia” ( Ferdinando Scianna) E’ questa la filosofia di vita di Fortunato Celentino.  Era il 1965 quando Fortunato Celentino ha incontrato il suo destino: una Kodak Instamatic 104. Aveva solo sei anni, ma, in cuor suo già sapeva quale sarebbe stato il suo destino. Inizia a scattare le prime foto dalla macchina dello Zio Peppino, e da quel momento non ha più smesso.  La passione per la fotografia  lo induce anche a lasciare gli studi  universitari , in particolare quelli di ingegneria, per coltivare e seguire la sua creatività.  Fa della sua passione la sua professione: negli anni ottanta inizia a fare ‘training’ in uno studio fotografico. Durante quel periodo  il talento di quel giovane ragazzo matura, ed il ‘tirocinio’ evolve ben presto in una  collaborazione . Inizia così la sua scalata verso la notorietà: inizia a realizzare videotape, partecipa a diverse mostre fotografiche, facendo così conoscere il suo talento ai più. Inizia, anche a tenere, corsi di fotografie nelle scuole, sia a docenti che ad alunni. E’ nel 1984 che iniziano le collaborazioni con agenzie pubblicitarie, e molte importanti, testate giornalistiche, ‘la repubblica’  ‘il corriere della sera’ ‘il mattino’ ‘il Sole 24 ore’, richiedono le sue foto. Qualche anno dopo, realizza il suo sogno, riesce ad aprire un suo studio fotografico a casoria, in provincia di Napoli. Da quel momento la sua carriera di fotografo è tutta in salita. Nel 1992 vince nella categoria  ‘ritratto di matrimonio’ , il concorso “Le stagioni del ritratto”. Orgoglio in più, è quando quella stessa fotografia, diventerà l’anno successivo l’icona rappresentativa del concorso. Qualche anno dopo, la rivista “il fotografo professionista” numero 39, pubblica diverse sue foto e gli riserva uno spazio dove parla delle sue esperienze lavorative e della sua creatività. Importante, a distanza di qualche tempo, la sua partecipazione come fotografo ufficiale alla Conferenza Mondiale della criminalità tenutasi a Napoli. Nel 2008 è il fotografo ufficiale degli ‘Italian shipping awards’. Dal 2010 è fotoreporter  ufficiale della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il suo stile è originale, autentico, innovativo, specializzato nell’utilizzo di programmi di fotoritocco. Fortunato sostiene che la fotografia non imprigiona la realtà senza farla respirare ed evolvere così  come nella sua stessa  natura, ma la libera, nel momento in cui, la macchina mette a fuoco l’emozione, il momento, che il fotografo vuole regalare ai posteri. Fotografo ufficiale di Lisa Fusco alias “la Subrettina”, Fortunato Celentino sta anche curando il calendario 2012 di Anna Fusco, sorella della ‘’Subrettina’’.

“Fotografi si nasce o ci si diventa?”

“Le passioni possono nascere in qualsiasi momento. La fotografia è comunque tecnica. Ciò che fa la differenza è l’anima. Tutti possiamo essere fotografi, ma essere artisti è più difficile: è una questione di sensibilità, che riesce a cogliere determinate sfumature e venature”.

“Per Lei la fotografia è libertà e non imprigiona la realtà, ma l’attimo fuggente catturato dal ‘click’ non cristallizza l’emozione?”

“No, non cristallizza l’emozione. La fotografia far rivivere ‘ l’attimo ‘ fuggente più volte, a molte persone. Il fotogramma blocca il momento, per ritrasmetterlo all’infinito. Con l’andare del tempo la fotografia è cambiata. Il mezzo digitale ha dato un contributo positivo, poiché riusciamo a scattare di più, riusciamo a pubblicare quasi subito gli scatti, con il supporto di internet, riusciamo a portarli alla visione di molte persone. Ci sono anche delle note negative in questo: vedere e condividere, cosi velocemente, non ha messo al sicuro i nostri ricordi, ed i nostri momenti. Si scatta tanto, e raramente si stampa, e la stampa, è l’unico modo per cristallizzare dei momenti per farli rivivere all’infinito”.

“Quindi la fotografia sta perdendo un po’ del suo fascino?”

“Bhè, prima se volevamo tramandare la sensazione, dovevamo stampare le fotografie. Eravamo comunque legati alla pellicola: 12, 24, 36 scatti. Ora, la memory card, è quasi senza fine. Inoltre, si può fare una fotografia con qualsiasi cosa, da un telefono cellulare, ad una macchina digitale compatta”.

“Come fotografo, quale esperienza ti ha arricchito di più moralmente e professionalmente, nella tua carriera?”

“In trentaquattro anni di carriera, ogni esperienza è stata importante per me. Giorno, dopo giorno, quando consegno un lavoro, sono gratificato da questo. Se dovessi scegliere, però, l’esperienza che mi ha segnato è quando sono stato il fotografo ufficiale della Conferenza Mondiale della Criminalità tenutasi al palazzo Reale di Napoli, il 1984”.

“Quale sensazione ti dà scattare una foto, sapendo che a quello scatto è legato un momento irripetibile?”

“Quando scatto cerco di diventare tutt’uno con il momento, per cristallizzare l’istante. Passo molto tempo ad aspettare, fermo, il momento giusto per scattare. Lo scatto, è l’atto finale di un lungo processo. La fotografia inizia quasi sempre nella mente del fotografo, che la immagina, ed in qualche modo la costruisce”.

“ la nostra amica Lisa Fusco…?”

“Con la ‘subrettina’ ci siamo conosciuti tramite una nota ditta di elettrodomestici, dopo aver conosciuto Nino D’Angelo, Angelo di Gennaro. Dopo Telegaribaldi. Da quel momento, sono diventato il suo fotografo ufficiale. Tra di noi c’è un feeling particolare”.

“ e sua sorella Anna?”

“ Sua sorella Anna è tra cinque ragazze scelte per la realizzazione di un calendario. Inizialmente, lei mi ha raccontato dopo la nostra conoscenza, che non si spiegava come mai, io quando lavoravo non parlavo, non caricavo le modelle, non richiedevo pose. Io non calco i modelli classici, le mie pose non sono impostate ed uguali come quelle che possono vedersi su quotidiani, o giornali. A me piace raccontare le persone. E quando Anna, vide le sue foto, ha compreso il mio silenzio!”.

“Cos’è rimasto di quel bambino di sei anni che in quel settembre del ’65 impressionò la sua prima pellicola con la Kodak dello zio Peppino?”

“Di quel bambino è rimasto tutto. La meraviglia, lo stupore con cui guardo alla vita e che metto nel mio lavoro. Quando sono in giro, io esco con la macchina fotografica, per cristallizzare qualsiasi momento che mi incuriosisca, o che mi susciti meraviglia. Io sono una persona privilegiata, perché sono riuscito a fare della mia passione la mia professione”.

 Francesca A.

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