Poliedrico. Attore di cinema, teatro, fiction e poi scrittore. Gaetano Amato è un po’ l’emblema dello stakanovista dei nostri tempi. In teatro è con Sal Da Vinci in Napoli chi resta e chi parte, lo spettacolo culto degli anni ‘70 che ha consacrato al successo attori del calibro di Massimo Ranieri e Angela Luce, allora giovanissimi e promettenti artisti. Uno spettacolo di Giuseppe Patroni Griffi basato su due atti unici di Raffaele Viviani che, a distanza di 35 anni, Francesca Scarano ha rimesso in scena, dedicandolo al padre Lello, e ne ha affidato la regia e la direzione al grande Armando Pugliese. Gaetano Amato, che per tutti rimarrà sempre Sergio, il poliziotto della serie TV “La Squadra”, ambientata nel cuore di Napoli, è ora nelle sale cinematografiche con l’ultimo gioiello di Woody Allen, Midnight in Paris , in cui appare anche il geniale Roberto Benigni. A gennaio sarà di nuovo in TV, su Canale 5, con “Ultimo“, il cui protagonista è Raoul Bova. Tra tutte queste “fatiche” sorprende però sempre più la sua veste di scrittore. Infatti, ha presentato a novembre il suo terzo romanzo, “Gioco Segreto”. Con quella sua faccia che sa esprimere sguardi cattivi o infinitamente buoni con la stessa naturalezza, Gaetano Amato, “cane sciolto” sul set ma anche nella vita, sa raccontare, emozionando e sorridendo, anche usando carta e penna. Il suo “Gioco Segreto”, edito da Testepiene, è un thriller mozzafiato ambientato nella sua Napoli. Nell’intervista rilasciata alle telecamere di Sommariamente, ha raccontato le emozioni di questa ultima fatica letteraria: “l’idea era di creare una storia incentrata su un serial killer a Napoli, dove di solito si parla di morti ammazzati dalla camorra. Perché un serial killer deve essere per forza americano e chiamarsi John? Il mio, poi, è un assassino “pulito”: ammazza con un colpo di pistola alla schiena. Quasi in sordina, senza spargimento di sangue. Ciò che intriga, è che si tratta di una gara di neuroni. Ad un certo punto i poliziotti capiscono che non possono farcela da soli e allora si fanno aiutare da una psicologa: per creare questo personaggio e farle dire le cose giuste, ho chiesto un aiuto alla mia compagna, che fa questo di mestiere! Grazie a lei, i poliziotti capiscono che per battere l’omicida devono cominciare a ragionare come lui, anticipandone le mosse”. L’amore smisurato per la sua città, fa da sfondo al libro; e pensare che Napoli sia considerata esclusivamente come il sud della monnezza dimenticandosi che è stata la culla della civiltà e della cultura, lo irrita ogni volta che ne parla. Un amore schietto e sincero per una terra complessa e ricca di storia e di risorse inutilizzate, che Gaetano Amato manifesta ogni volta che è sul palco, sul set e dietro ad una scrivania.
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