di Biagio Verdicchio
Talento (dal Dizionario Sabatini Coletti): Dote, spec. in quanto propensione a qlco., capacità in un’attività, in un settore . No, non sono impazzito. Anche se la febbre può far perdere di lucidità. Ma quando sei costretto a letto e ti saltano tutti, ma proprio tutti i piani per il week-end, sei comunque costretto a fare qualcosa. E in questo la tv aiuta. Così assodato che la Juventus, seppur a fatica taglia il traguardo di campione d’inverno, su Canale 5 imperversa Italia’s got Talent, giunto alla sua seconda edizione. Guardo scorrere tipi e “casi” umani sullo schermo e mi salgono su diverse domande: ma che cosa spinge l’homo italicus a tanto apparire? Come mai centinaia e centinaia di miei connazionali invadono Cinecittà per il solo gusto di dare ad Andy Warhol conferma di quanto da lui ribadito, ossia che ad ognuno di noi spetta, inesorabile, un quarto d’ora di celebrità? Che qui poi in questo programma la celebrità – presunta – appare e scompare in soli due minuti (e in molti, moltissimi casi è pure troppo), il tempo di una presentazione, di una esibizione e di un voto. Inesorabile. Implacabile. E’ questo che mi sorprende, la ruvida sfacciataggine di uomini e donne di ogni età vestirsi come in un malinconico e perenne Carnevale per mostrare doti nascoste ed essere poi giudicati. Certo mi direte, cari amici, ci sono quelli bravi, quelli che cantano, danzano, dipingono, suonano ect. che meritano davvero. Qualcun’altro mi può poi sottolineare che non si è inventato nulla di nuovo, Corrado con la sua Corrida ha portato all’acme – per oltre vent’anni – il modello di un’Italia che non si vergognava, e che anzi, dietro le fatiche umane di ogni giorno aprira alla tv il proprio cassetto dei sogni nascosti. Beh,in fondo avete tutti ragione, ma è proprio su questo che mi piacerebe dibattere. La Corrida spadroneggiava in un’era televisiva in cui il talent non esisteva. Chi sfilava dinanza al sornione Corrado era una faccia istrionica e colorita del Bel Paese che divertiva e che amavamo. Italia’s got Talent è un ibrido, e qui la mia domanda: ma i bravi, quelli che meriterebbero ben altri palchi e che alle domande dei tre giuriti non nascondono di voler sfondare nel bel mondo della televisione, perchè non provano nei talent quelli veri, quelli che tra poco saranno decorati col marchio DOP? Domande che nello scorrere delle immagini mi travolgono e non trovano risposte. Forse perchè Italia’s got talent non vuole che si facciano queste domande, dando spazio alla varietas tricolore che si dipinge il volto da buffone o che si traveste da ballo in maschera. Perchè soprattutto in questa seconda edizione l’attenzione sembra essersi spostata sul giudizio dato dai giudici al talento (presunto) del popolo italico. Un cattivissimo Rudy Zerbi, che si rende antipatico suo malgrado, una De Filippi che scruta più la vicenda umana del personaggio che il presunto valore artistico. E poi Gerry Scotti, l’unico che forse prende lo show per quel che dovrebbe essere, una miscellanea di tipologie che per due ore (maledetta sia solo la pubblicità!) diverte e non annoia, incuriosisce e fa passare il tempo, anche a quelli costretti a letto come me. Dimenticavo, il talento: beh, quello me lo rileggo un attimo sul vocabolario e poi vi rispondo …
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