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11350077_1589358737998497_2094681875_n“Madri del Concilio”, è questo il titolo del libro di Adriana Valerio, presentato martedì 19 maggio presso la Fondazione Sette Dolori, presieduta da Don Natale Pane. L’incontro, moderato dalla prof.ssa Carmen Sicignano, docente presso il Liceo “Publio Virgilio Marone” di Meta, ha chiarito le idee sul ruolo delle donne, nell’ambito del Concilio Vaticano II. Da sempre impegnata nello studio dell’iter femminile, la Valerio sta attualmente lavorando ad un progetto sulla Bibbia al femminile. Un mix di storia e teologia che la Valerio, docente di Storia del Cristianesimo e delle Chiese, all’Università “Federico II” di Napoli, ha ben saputo coniugare nel suo discorso. “Devo a lei l’etica della casa, l’autonomia e l’amore per lo studio”, ha esordito Carmen Sicignano, ex allieva della Valerio, “una donna che ci ha fatto conoscere la realtà per renderci studenti consapevoli. La presenza della donna nella società è un segno dei tempi e questo deve far riflettere”. “L’8 settembre 1964, Paolo VI improvvisamente dà l’annuncio della presenza di alcune donne, al Concilio Vaticano II , in qualità di uditrici”. E’ con queste parole che la Valerio inizia il suo discorso, ma anche l’excursus che porterà ventitrè donne uditrici , 10 religiose e 13 laiche “dal settembre 1964 al luglio 1965, al Concilio. La svolta radicale, però, nella storia della Chiesa, avviene con Giovanni XXIII. “La Chiesa”, ha puntualizzato l’ex presidente dell’Associazione femminile europea per la ricerca teologica, “veniva da un periodo di condanna verso la modernità e vedeva un elemento di pericolo nell’emancipazione femminile. Con Papa Giovanni non c’è più una Chiesa che condanna, ma una Chiesa che cammina insieme con il mondo. E non a caso capisce che le richieste delle donne erano richieste di libertà”. Punto controverso e, per certi versi spinoso, la frase di S.Paolo con la quale alle donne veniva imposto di tacere”. Con la sua chiarezza e la sua sensibilità la teologa ha recuperato non solo la figura della donna, ma ha riscattato al contempo la figura di S.Paolo, offrendone diverse chiavi di lettura. “Normalmente”, ha puntualizzato la studiosa, “si dice che S.Paolo sia contro le donne, ma S. Paolo è l’apostolo che le valorizza molto, come collaboratrici nella diffusione del Vangelo”. Chiaro il messaggio che è stato lanciato: da un lato l’efficacia delle parole delle donne pronunciate nelle “occasioni giuste, pur rispettando l’ordine di tacere nelle assemblee generali”, e dall’altro una lettura attenta unita ad una corretta reinterpretazione dei testi sacri.

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