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La torrefazione è piena, stasera si parla di caffè. Un incontro di cittadinanza attiva che avviene volutamente in un luogo informale, non istituzionale perché ci si possa sentire liberi di intervenire, di esporre senza dover rispettare quella convenzionale formalità”. Con queste parole Mariella Nica introduce il quinto appuntamento di “Caffè corretto”, la rassegna culturale la cui regia tecnica è affidata a Maurizio Pollio. Un omaggio al caffè, ma anche alla torrefazione di Michele Gargiulo che ospita tutti gli eventi della ricca Kermesse. Una serata dove del caffè vengono declinate le più varie sfaccettature, il suo ruolo in lingua, letteratura, poesia, musica, cinema e teatro napoletano: una semplice bevanda che si fa abitudine, pretesto per incontrarsi e chiacchierare, per confrontare le proprie opinioni, per svagarsi, per rivedere un amico, un vecchio amore, per scoprirne uno nuovo. Quante persone hanno avuto una buona notizia, firmato un contratto di lavoro, quante hanno pianto, quante hanno riso, quante si sono innamorate e quante si sono perse davanti ad una tazzina di caffè? Primo ad intervenire è Michele Gargiulo “Voi siete qui sul quel filo sentimentale di quei racconti di quando tostavamo il caffè. Il nonno si sedeva e accoglieva tutti gli amici, così come oggi abbiamo fatto noi”. E mentre l’evento prende forma, il maestro Nico Taminto si mette all’opera con un live painting, sostenuto dalle chitarre di Lauro e Gabriele, fanno da sfondo all’incontro. A dare il via alla serata, la soave voce di Lina Aversa che delizia tutti presenti, prima di cedere il posto alla docente e scrittrice Maria Elena Castellano che propone “una selezione che sa di caffè”, tre estratti dei suoi scritti che aprono alla dimensione individuale e personalistica di questa bevanda dal sapore deciso, corposo, pungente, il cui focus si sposta da quel rito che odora di socializzazione e va depositandosi invece sull’occasione per rimanere soli con se stessi, davanti ad una tazzina, osservandola e restando in compagnia dei propri pensieri. Un caffè seduto è un caffè che si consuma lentamente, senza fretta, non davanti ad un bancone di un bar, magari scrutando quello che è il suo fondo, proprio quel “Fondo del caffè” che dà il titolo ad uno dei capitoli del suo romanzo “L’uomo con le ali di carta”. Segue l’intervento della prof.ssa Anna Gentile, affiancata dall’ ex alunna Miriam De Angelis, che traccia un percorso che, dalle espressioni tipiche del dialetto napoletano, attraverso i Cafè Chantant, le testate giornalistiche, le opere letterarie, culinarie, cinematografiche, musicali giunge sino a quella piccola grande “tazzulella ‘e cafè” del grande Pino Daniele, mostrando come il caffè per la cultura partenopea sia una vera e propria filosofia di vita. Un itinerario che, inoltre, ha fatto luce su figure femminili della letteratura, spesso dimenticate, come Matilde Serao. Prende poi la parola la professoressa Miriam Perfetto, con i suoi studenti Annachiara Di Maio e Cataldo Ruocco, che di quel “rito che continua a persistere, che vive da secoli, che è radicato ormai nel tessuto della società napoletana, che è un ponte tra presente e passato ed un elemento identitario”, ne ha ripercorso la strada in una città così superstiziosa molti napoletani, per credenze popolari, ripudiavano la bevanda la cui tinta nera era vista di malaugurio, scura come la morte e capace di togliere il sonno avvelenando l’uomo, fin quando Vincenzo Corrado, esperto cucina e ristorazione, ne intuì il potenziale come “rompighiaccio culturale”. Di grande immersività la forza interpretativa della prof.ssa Marilù Ruggiero nei panni di Pasquale lo Lojacono, protagonista dell’amara commedia “Questi fantasmi” di Eduardo De Filippo: “La nuova generazione ha perduto queste abitudini che, secondo me, sotto un certo punto di vista, sono la poesia della vita; perché, oltre a farvi occupare il tempo, vi danno pure una certa serenità di spirito”. Conclude la serata don Rito Maresca che riporta l’esperienza di uno “scambio alla pari” sin dal primo chicco: un pastore californiano, arriva alla Torrefazione Maresca da San Diego, al confine col Messico, per vedere come si faccia il vero caffè italiano e, voglioso di toccar con mano la tradizione della Penisola, dopo essersi chiesto come poter aiutare le 400 famiglie del Chiapas, colpite dall’ondata di povertà. Per risollevarle, il pastore darà vita ad una vera e propria azienda di caffè eco solidale e, sbalordito dalla tostatura a legna del caffè napoletano, propone a Don Rito di contraccambiare la visita. Gennaio 2025, stagione secca, 4 ore di macchina dall’ultima città, strada sterrata, una miseria dilagante: alla vista non appare che una panchina con su scritto “ Dios es fiel” ed un’ immensa distesa di chicchi di caffè.

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